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Tag: Escursioni nel Parco Sirente-Velino

In questa sezione troverai tantissime idee per escursioni e trekking lungo gli itinerari del Parco Sirente-Velino, con descrizioni dettagliate e schede tecniche molto accurate sui dislivelli, la durata, le difficoltà degli itinerari, la segnaletica sentieristica e la cartografia.

La varietà di paesaggi rocciosi e di fenomeni geologici contribuisce al fascino del Velino, dei monti della Duchessa e del Sirente, le cui rocce si sono formate dai 130 milioni di anni fa del Cretaceo ai 25 milioni del Miocene.
Il Velino, la terza montagna dell’Appennino per quota, si affaccia a nord sulla conca de L’Aquila. A est guarda verso l’Altopiano delle Rocche (dove sorgono Rocca di Cambio, Rocca di Mezzo, Terranera, Rovere e Ovindoli) e il Sirente. A sud scende con ripidi pendii verso il Fucino e la città di Avezzano.
Il Sirente, più basso ma più spettacolare del Velino, si affaccia a nord verso la valle dell’Aterno e il Gran Sasso, con una delle pareti calcaree più imponenti dell’Appennino. Il Sirente stupisce alpinisti ed escursionisti per il contrasto tra il suo roccioso versante settentrionale, e quello dolce e ondulato che scende in direzione del Fucino.
I monti della Duchessa, che formano il settore nord-occidentale del sistema montuoso, dominano la Valle del Salto e l’abitato di Corvaro con le imponenti vette del Monte Morrone (2141 m) e del Monte Ginepro (1984 m). A sud di queste cime, oltre il bellissimo Lago della Duchessa, il più noto lago di montagna dell’Appennino centrale, si affaccia sulla profonda Valle di Teve l’impressionante parete Sud del Muro Lungo (2184 m).
Una miniera di paesaggi e spettacoli naturalistici che ti invitiamo a scoprire con i nostri itinerari e le nostre escursioni.

Dai Piani di Pezza al Pizzo Cafornia e al Monte Velino

L’itinerario più adatto nelle calde giornate estive per raggiungere la vetta del Monte Velino tratto dalla guida Sentieri nel Parco Sirente-Velino di Stefano Ardito.

Nelle calde giornate estive l’itinerario per il Monte Velino che inizia dal Piano di Pezza è più piacevole di quelli che raggiungono la vetta da sud. I panorami dalle creste lo rendono ancora più affascinante. Lo sviluppo e i faticosi saliscendi, e in particolare la risalita dal Colle del Bicchero al Colle dell’Orso, lo rendono però impegnativo e per escursionisti allenati.

Scheda tecnica itinerario

Dislivello 1040 m
Tempo di salita 4.15 ore
Tempo di discesa 3.15 ore
Difficoltà E
Segnaletica bianco-rossa 1, 1C e 1G
Periodo consigliato da maggio a ottobre

Accesso

Da Rocca di Mezzo o da Rovere si seguono le strade che salgono al Vado di Pezza, dove ci si affaccia sul Piano di Pezza, e dove sorge un rifugio ristorante. Si procede in auto sulla strada sterrata che scende da sinistra al pianoro, lo traversa con qualche tratto scomodo e raggiunge i prati di Capo Pezza (1535 m, 5,5 km dal Vado), dove sono un divieto di transito e un cartello che indica il rifugio.

Itinerario

Lasciata l’auto prima del divieto, si continua a piedi sulla sterrata, poi si piega a destra per una mulattiera (segnavia 1 e 1A). Questa entra nella faggeta della Valle Cerchiata e prosegue con piacevole percorso a mezza costa. Più in alto si percorre sul fondo un valloncello, e si sale a un terrazzo erboso e a un bivio (1793 m, 0.45 ore) ai piedi delle rocce del Colle delle Trincere.

Si raggiunge la cresta di Colle dell’Orso e al bivio (2210 m, 1.45 ore) dove si lascia a sinistra il sentiero per la Punta Trento. Si scende verso destra per pascoli e valloncelli fino al Colle del Bicchero (2075 m, 0.30 ore), che mette in comunicazione la Valle di Teve con la Valle Majelama e la Valle del Bicchero.

Il tracciato riprende a salire superando un gradino ripido, passa a poca distanza dal Monte il Bicchero, poi continua a saliscendi per dossi erbosi fino a un nuovo bivio dove arriva da destra il sentiero della Valle dei Briganti. Una salita più faticosa porta alla cresta rocciosa che conduce al Monte Cafornia (2405 m, 1 ora). Da qui si piega a sinistra, traversando un valico sassoso, fino al panoramico Pizzo Cafornia (2424 m, 0.15 ore a/r), la seconda vetta del massiccio, dove spicca una croce.

La traccia principale prosegue in discesa e poi in piano accanto alla cresta che separa la conca sommitale del Canalino dalla Valle dei Briganti. Poi si tocca la Punta Avezzano (2378 m) e si raggiunge quasi in piano un bivio ai piedi della ripida cresta Nord est del Velino.
La si affronta per un sassoso sentiero indicato da segnavia giallo-rossi fino alla vetta del Monte Velino (2486 m, 0.45 ore). Qui si trova la statua della Madonna e la grande croce di ferro affacciata verso il Fucino.

Al ritorno occorrono 1.30 ore fino al Colle del Bicchero, 0.30 ore per risalire al Colle dell’Orso e 1.15 ore per la discesa finale a Capo di Pezza.

Foto: Escursionista sul Colle dell’Orso, sullo sfondo il Monte Velino. Angelo Monti

La guida

I migliori itinerari sui Monti della Duchessa completi di descrizione, mappa e foto, scelti e descritti da Stefano Ardito, li trovi qui:

guida-escursioni-sentieri-sirente-velino

Escursione da Campo Felice al Monte Puzzillo

Il cocuzzolo di erba e rocce del Monte Puzzillo domina la piana di Campo Felice, la Valle Leona e la prima parte dell’itinerario che sale al rifugio Sebastiani. Ecco l’escursione descritta nella guida Sentieri nel Parco Sirente-Velino di Stefano Ardito.

Il Monte Puzzillo, anche se viene raramente raggiunto dagli escursionisti, rappresenta invece una meta interessante, che offre ambienti solitari e magnifici panorami, e che può essere raggiunta per un itinerario abbastanza breve ma a carattere avventuroso. Gran parte dell’escursione si svolge su sentieri non segnati o fuori sentiero. Non esistono veri problemi di orientamento.

Scheda tecnica itinerario

dislivello 640 m
tempo di salita 1.45 ore
tempo di discesa 1.15 ore
difficoltà E
segnaletica bianco-rossa 1C, ometti, un lungo tratto non segnato
periodo consigliato da maggio a novembre
cartografia di riferimento mappa Monte Velino scala 1:25.000, Iter Edizioni

Accesso

L’altopiano di Campo Felice si raggiunge da Lucoli, da Casamaina, dal casello di Tornimparte della A24, o da Rocca di Mezzo e Rocca di Cambio per il tunnel di Serralunga, che collega l’Altopiano delle Rocche alla base degli impianti di risalita. Dalla rotatoria all’ingresso della piana per chi arriva dalla A24 o da L’Aquila si devia a ovest (cartello) verso l’hotel-ristorante Alantino. Dopo altri 500 metri, prima dell’albergo e della partenza delle piste da fondo, accanto a un cartello per il rifugio Sebastiani, si devia a sinistra per una carrareccia, a tratti sconnessa, che supera a mezza costa un gradino e prosegue a saliscendi sul pianoro fino alla vecchia miniera di bauxite della Valle Leona, dove si parcheggia (1642 m, 3,5 km dall’asfalto, 1 ora se a piedi) dopo una baracca metallica in rovina.

monte puzzillo

Itinerario

A piedi si continua sulla strada sterrata, indicata da segnavia bianco- rossi 1C, ci si tiene a destra a un bivio e si entra nella faggeta superando due sbarre successive. La carrareccia sale nel bosco, traversa un valloncello, supera un tratto ripido e si affaccia sulla vastissima conca carsica della Valle del Puzzillo, in fondo ai quali appare la parete della Vetta occidentale del Costone. Da destra (nord) dominano la zona il Monte Puzzillo e altre vette. Si scende a un pianoro, lo si attraversa, si lascia in alto a sinistra un rifugio utilizzato in estate dai pastori, e si sale a un bivio con cartelli (1840 m, 0.45 ore) accanto a una cisterna e a un fontanile asciutti. Si prosegue brevemente sulla strada sterrata, poi si lascia a sinistra il frequentato sentiero per il rifugio Sebastiani (vi passa l’itinerario successivo) e si sale in un ampio vallone erboso in direzione del Passo del Morretano, che si apre a sinistra del Monte Puzzillo. I vecchi segnavia sono spariti ma il percorso è comodo ed evidente.

Dal passo (1983 m, 0.30 ore) ci si affaccia sulla Valle del Morretano, che scende verso il Bosco del Cerasolo. Si piega a destra e si inizia a salire verso il Monte Puzzillo per ripide tracce di sentiero indicate da ometti di pietre. Man mano che si procede il panorama si allarga verso il Costone, il Muro Lungo e il Morrone. Superato il tratto più ripido si raggiunge la cresta che unisce il Monte Cornacchia al Monte Puzzillo nei pressi di alcuni massi. Verso destra, sul crinale, si prosegue fino alla vetta (2174 m, 0.30 ore), indicata da un ometto di pietre. Si riparte per la cresta Est, opposta a quella di salita, toccando un’anticima (2132 m) affacciata sul Piano del Puzzillo. Si continua seguendo gli ometti, affacciandosi sulle rocce e i canaloni che precipitano verso est. Dove il terreno diventa più ripido conviene affacciarsi a sinistra su una conca di grossi massi, e poi procedere in cresta fin dove questa diventa pianeggiante (1900 m, 0.30 ore).

Raggiunto il margine della faggeta si piega a sinistra, scendendo nel bosco fino a una radura (1846 m) ben visibile dall’alto. La si attraversa e si continua per un ripido valloncello nel bosco. Nel solco, o per il crinale alla sua destra, si raggiunge una seconda radura (1754 m). Dalla sua estremità destra, nei pressi di un grande faggio, si imboccano delle vecchie tracce che salgono a una terza radura (1775 m), traversata la quale ci si affaccia sui boschi della Valle Leona. Da qui in poi l’orientamento è meno evidente. Si scende per un vecchio sentiero (servono come riferimento i segni blu che delimitano gli appezzamenti forestali), dove questo si perde si continua direttamente fin dove la pendenza diminuisce. Si prosegue per tracce di sentiero in un vago valloncello. Traversato un prato si torna al punto di partenza (0.45 ore).

La guida con i migliori itinerari ai massicci del Sirente e del Velino, scelti e descritti da Stefano Ardito:
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Dallo Chalet Sirente al Monte Sirente per la Valle Lupara

La suggestiva escursione che raggiunge e risale la Valle Lupara è la via normale del Sirente da nord, e percorre il meno ripido e diretto dei due grandi canaloni che salgono in direzione della vetta. La descrive Stefano Ardito nella guida Sentieri nel Parco Sirente-Velino.

Si tratta di un percorso suggestivo, in ambiente selvaggio, mai monotono e abbastanza faticoso. La conca erbosa al margine del bosco, circa a metà del percorso, offre uno straordinario colpo d’occhio sulle torri del settore orientale della parete. Escursionisti dal piede sicuro possono combinare il percorso in salita della Valle Lupara con la discesa per il vicino e più ripido Canalone Majori, il cui fondo è per lunghi tratti formato da mobili ghiaie.

Accesso

Da Rocca di Mezzo o Secinaro si segue la strada che collega i due centri fino allo Chalet Sirente (1156 m, 13 km da Rocca di Mezzo e 7 da Secinaro), sulla destra della strada per chi arriva dall’Altopiano delle Rocche. Di fronte al posteggio una stradina scende al fontanile e all’area da picnic della Fonte all’Acqua.

Dislivello 1170 m
Tempo salita 3.15 ore, discesa 2.15 ore
Difficoltà E
Segnaletica bianco-rossa 15
Periodo consigliato da giugno a ottobre

Itinerario

A destra dello Chalet, si imbocca a piedi una sterrata indicata da cartelli dell’Ippovia del Parco e dai segnavia bianco-rossi 15 e 18. Dopo poche centinaia di metri (1228 m) la sterrata si biforca. Qui si lasciano a destra l’Ippovia e l’itinerario per il Canalone Majori, che seguono il tracciato più evidente, e si prosegue lungo la sinuosa Valle del Condotto. A un secondo bivio si lascia a sinistra la mulattiera di fondovalle (segnavia 18), si sale a svolte e si raggiunge un ripiano (1330 m, 0.30 ore) dove si incrocia la strada sterrata prima abbandonata. Se la si ritrova sul fondovalle significa che si è sbagliato via, e occorre tornare indietro sulla sterrata alta.

Si continua (segnavia 15) con percorso parallelo alla strada, e poi in salita via via più ripida per un ampio vallone boscoso. Dove la pendenza diminuisce si ritrova un sentiero a tornanti, che porta verso sinistra a una prima radura e poi al margine di una bellissima conca erbosa (1750 m, 1.15 ore) ai piedi delle torri rocciose e dei canaloni della parte più orientale della parete. Domina la zona la parete trapezoidale dell’Altare della Neviera, più a sinistra sono il Peschio Pedone, il Peschio Gaetano e il Monte di Canale. A nord, oltre la valle dell’Aterno, si alza la catena del Gran Sasso.

Si rientra brevemente nel bosco, poi si inizia a salire obliquamente, su terreno ripido, alla base di alte pareti rocciose, fino ad affacciarsi su un ampio vallone erboso dominato dalle rocce della cresta sommitale del Sirente. Si sale direttamente, si obliqua ancora a destra e si scavalca un crinale (2050 m) affacciandosi sulla Valle Lupara, chiusa al di là dalla cresta rocciosa oltre la quale è il Canalone Majori. Una panoramica traversata porta alle ghiaie della Valle Lupara, che si risalgono toccando un caratteristico spuntone di roccia compatta. Un ultimo tratto ripido porta a una larga sella (2225 m, 1 ora) sulla cresta sommitale del Sirente.

Si piega a destra e si continua per la larghissima cresta che offre un bel panorama sul Fucino, sulla Serra di Celano e sul Velino. Si supera un tratto abbastanza ripido, si aggira l’impressionante testata del Canalone Majori, poi si prosegue per prati, ghiaie e lastroni di roccia fino alla vetta del Sirente (2348 m, 0.30 ore), con la sua croce affacciata su un salto verticale. In discesa occorrono 2.15 ore.

La guida

I migliori itinerari completi di descrizione, mappa e foto, scelti e descritti da Stefano Ardito, li trovi qui:
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Da Cartore al Lago della Duchessa

L’itinerario più classico dei monti della Duchessa raggiunge uno dei pochissimi laghi di montagna dell’Appennino centrale. Ecco l’itinerario tratto dalla guida Sentieri nel Parco Sirente-Velino di Stefano Ardito.

Il Lago della Duchessa, incorniciato da una bella cerchia di vette in cui spiccano il Murolungo e il Morrone, è circondato da pendii ghiaiosi e da pascoli utilizzati dalla primavera all’autunno dal bestiame. Oggi è una delle grandi mete di natura delle montagne del Lazio, ed è il cuore della Riserva Naturale che tutela queste montagne.
Il sentiero che lo raggiunge da Cartore è ripido e faticoso, e adatto a escursionisti allenati.

lago della duchessa

Dislivello 850 m
Tempo di salita 2.15 ore
Tempo di discesa 1.30 ore
Difficoltà E
Segnaletica bianco-rossa 2B
Periodo consigliato da maggio a ottobre

Accesso

Dal casello di Valle del Salto della A24 si segue per circa 1 km la strada per Magliano de’ Marsi e Avezzano. Quando questa diventa parallela all’autostrada, si devia a sinistra per una strada, indicata da cartelli della Riserva Naturale Regionale Montagne della Duchessa, che passa sotto alla A24 e continua verso i boschi della montagna. La strada entra nel bosco, passa accanto a due case (Casali Panei secondo un cartello, Casali di Collepizzuto sulle carte), si alza con due tornanti e prosegue a mezza costa, sul Vallone della Ruara, fino alle case di Cartore (944 m, 4 km dal bivio), in parte restaurate. Poco oltre è una torre medievale. Si può raggiungere l’inizio della strada per Cartore anche da Borgorose o da Magliano de’ Marsi.

Itinerario

Da un tabellone della Riserva si seguono i segnavia 2B, che si alzano per una carrareccia, e poi deviano a destra per un sentiero, entrando nella profonda e suggestiva Val Fua, che si risale tra fitto bosco e grandi massi. Dove il vallone diventa più ripido, il sentiero si alza a tornanti e poi si sposta sulla sinistra, superando dei passaggi in cui il tracciato è stato scavato nella roccia. Una bella cengia artificiale attrezzata con una catena porta all’inizio (1450 m circa, 1.15 ore) della faggeta della Valle del Cieco.
La si risale, sul sentiero che all’inizio è molto ripido e poi diventa più dolce. Usciti dal bosco, si arriva ai rifugi delle Caparnie (1718 m, 0.45 ore) raggiunti dalla strada sterrata che passa per la Val Cesa. Alcune di queste costruzioni vengono utilizzate in estate dai pastori, una è stata ristrutturata dal CAI di Avezzano e dedicata all’alpinista Gigi Panei.

Si prosegue per i pascoli delle Caparnie, si scavalca un’ampia sella erbosa (1802 m) e si scende al Lago della Duchessa (1788 m, 0.15 ore), dominato a nord dai pendii sassosi ed erbosi del Monte Morrone e a sud dalle pareti di roccia del Muro Lungo. Il panorama e l’atmosfera serena delle rive del Lago consigliano una lunga sosta.
La discesa richiede 1.30 ore fino a Cartore.

La guida

I migliori itinerari sui Monti della Duchessa completi di descrizione, mappa e foto, scelti e descritti da Stefano Ardito, li trovi qui:

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Da Campo Felice al Rifugio Sebastiani e al Costone

Dalla guida Sentieri nel Parco Sirente-Velino di Stefano Ardito vi proponiamo l’escursione che da Campo Felice sale al rifugio Sebastiani e al Costone, tra i più noti itinerari dell’Appennino.

Il piccolo ma accogliente rifugio Vincenzo Sebastiani, costruito nel 1922 e più volte ristrutturato e ampliato, sorge poco a monte del Colletto di Pezza, e si raggiunge da Campo Felice o dai Piani di Pezza. È gestito da Eleonora Saggioro e dalla Cooperativa Equorifugio. In estate vi si svolgono incontri e manifestazioni culturali.

Scheda tecnica itinerario

dislivello 650 m
tempo di salita 2 ore
tempo di discesa 1.30 ore
difficoltà E
segnaletica bianco-rossa 1C, 1Cbis e senza numero
periodo consigliato da maggio a novembre

Accesso

L’altopiano di Campo Felice si raggiunge da Lucoli, da Casamaina, dal casello di Tornimparte della A24, o da Rocca di Mezzo e Rocca di Cambio per il tunnel di Serralunga, che collega l’Altopiano delle Rocche alla base degli impianti di risalita.
Dalla rotatoria all’ingresso della piana per chi arriva dalla A24 o da L’Aquila si devia a ovest (cartello) verso l’hotel-ristorante Alantino.
Dopo altri 500 metri, prima dell’albergo e della partenza delle piste da fondo, accanto a un cartello per il rifugio Sebastiani, si devia a sinistra per una carrareccia, a tratti sconnessa. Questa supera a mezza costa un gradino e prosegue a saliscendi sul pianoro fino alla vecchia miniera di bauxite della Valle Leona, dove si parcheggia (1642 m, 3,5 km dall’asfalto, 1 ora se a piedi).

Itinerario

A piedi si continua sulla strada sterrata, indicata da segnavia bianco- rossi 1C, ci si tiene a destra a un bivio e si entra nella faggeta superando due sbarre successive.

La carrareccia sale nel bosco, traversa un valloncello, supera un tratto ripido e si affaccia sulla vastissima conca carsica della Valle del Puzzillo, in fondo ai quali appare la parete della vetta occidentale del Costone. Da destra (nord) dominano la zona il Monte Puzzillo e altre vette.

Si scende a un pianoro, lo si attraversa, si lascia in alto a sinistra un rifugio utilizzato in estate dai pastori, e si sale a un bivio con cartelli (1840 m, 0.45 ore) accanto a una cisterna e a un fontanile asciutti.

Lasciata a destra una carrareccia (che porta comunque al rifugio) si va a sinistra per un sentiero (segnavia 1Cbis) che sale per una serie di valloncelli, incontra un largo crinale erboso e scende per qualche metro in una conca. La parete del Costone fa da sfondo a questa parte del percorso.

Si riprende a salire obliquamente ai piedi della cresta della Cimata di Pezza. Il percorso segnato risbuca sulla carrareccia, la segue per poche decine di metri, poi continua verso sinistra fino al rifugio Sebastiani (2102 m, 0.45 ore).

escursioni campo felice

Completa nel modo migliore la gita la breve e facile salita al Costone orientale, ottimo e frequentato belvedere sul Velino. Il sentiero (segnavia bianco-rossi senza numero) inizia dal rifugio, sale obliquamente per prati, e prosegue per ghiaie fino alla vetta (2271 m, 0.30 ore), indicata da una grande croce.

Il crinale a sinistra del percorso segnato rappresenta un itinerario più comodo. La cima offre un magnifico panorama sulla profonda Valle di Teve, il Muro Lungo e il Velino.

La discesa richiede 0.15 ore fino al rifugio Sebastiani e 1.15 ore da questo al punto di partenza.

La guida
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I 50 itinerari più belli con le ciaspole in Abruzzo scelti da Stefano Ardito e Angelo Monti

Ciaspole in Abruzzo a volontà! Nella guida Le 50 ciaspolate più belle d’Abruzzo di Stefano Ardito e Angelo Monti gli autori ci raccontano la straordinaria bellezza dell’Appennino abruzzese, un massiccio dopo l’altro.

Ciaspole in Abruzzo!

In arrivo la prima neve e allora pronti con le ciaspole in Abruzzo per una stagione divertente e entusismante!

Ciaspolate sul Gran Sasso

L’Appennino abruzzese è formato da diversi gruppi montuosi. Il più importante e più alto è certamente il Gran Sasso. Fiabesco e suggestivo, si eleva con imponenza sui territori circostanti attirando a sé lo sguardo. Un massiccio dai mille volti, da cogliere e immortalare nella fugacità delle albe, dei tramonti e nella mutevolezza delle stagioni. D’inverno, quando uno spesso strato di coltre bianca lo ricopre, si trasforma in un ambiente selvaggio, essenziale, che riporta indietro nel tempo, alle dimensioni antiche e allo spirito avventuroso dei primi esploratori.
Immergersi fra le nevi del Gran Sasso con le ciaspole ai piedi è sempre un’esperienza indimenticabile.

Ciaspolate sui Monti della Laga

Nel mondo immacolato dei Monti della Laga, d’inverno si avverte con forza il senso di lontananza dalla civiltà. Lungo creste e boschi abbondantemente innevati del versante orientale, si può vagare con le ciaspole per ore, sperduti sotto a cieli di solitudine. La varietà e la bellezza dei paesaggi innevati, i colori delle rocce, l’integrità degli ambienti, gli orizzonti sconfinati, la luce intensa dei cieli fanno della Laga uno degli ultimi paradisi dell’Appennino.

Ciaspolate sul Velino-Sirente

Il massiccio del Velino-Sirente, a differenza degli altri gruppi dell’Appennino abruzzese, non è formato da una sola catena montuosa, ma da varie piccole catene che compongono un territorio complesso e vario, ideale d’inverno per compiere stupende escursioni con le ciaspole. Quasi tutti gli itinerari presentati nella guida permettono di godere della luce del sole fin quasi alla fine della gita. Non è quindi raro nelle giornate più corte dell’anno di ritrovarsi, a pochi passi dall’auto, immersi in quella meravigliosa atmosfera che precede la sera, in cui il cielo si colora, e la magia della luce incontra l’incantesimo del buio. È un’esperienza sublime, si resta come sospesi tra sogno e realtà.

Ciaspolate sui Monti Carseolan, Simbruini ed Ernici

Più a ovest, i versanti abruzzesi dei Monti Carseolani, Simbruini ed Ernici presentano rilievi dalla natura selvaggia, ricca di sorgenti, boschi e pareti rocciose. Gli Ernici, in particolare, offrono all’escursionista con le ciaspole la possibilità di risalire selvaggi valloni e aeree creste con panorami mozzafiato, degni dell’alta montagna.

Ciaspolate sui Monti Marsicani

La vasta regione dei Monti Marsicani, che include il Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise, oltre ad essere un magnifico habitat naturale per molte specie di animali e piante, è anche uno straordinario terreno di avventura per il ciaspolatore. È meraviglioso nella fredda stagione addentrarsi al suo interno, tra boschi, radure e altopiani trasformati dalla neve e dal gelo. A ogni svolta si scoprono angoli di sorprendente bellezza, si provano sensazioni di infinita libertà, momenti di un bianco sogno glaciale che scalda l’anima.

Ciaspolate in Majella

Quella della Majella, infine, è la catena montuosa più affascinante di tutto l’Appennino abruzzese, vuoi per la sua natura selvaggia e grandiosa, vuoi per la sua storia. Questo massiccio a differenza di altri, non ha mai diviso ma ha sempre unito, offrendo a chiunque accoglienza e protezione. Qui nel grembo della “Montagna madre”, hanno convissuto nel corso dei secoli dimensioni antropologiche e sociali diverse e distanti anni luce tra loro. Santi, eremiti, pastori e briganti, hanno condiviso per oltre un millennio l’uso di grotte e ripari naturali. Oggi questo mondo non c’è più, ma la Majella continua lo stesso a fare innamorare di sé escursionisti, amanti del canyoning, scialpinisti e ciaspolatori.
D’inverno, muoversi con le ciaspole, risalire lentamente foreste di faggi, creste e valloni diventa un’esperienza fantastica. Il panorama man mano che ci si innalza verso i pianori sommitali spazia per chilometri e chilometri sui monti, sulla costa abruzzese e sul Gargano, e su una miriade di paesi.

L’escursionismo invernale richiede impegno e allenamento, e una conoscenza approfondita dei pericoli oggettivi e dei sottili equilibri naturali che regolano l’ambiente che visitiamo.

A tutti voi auguriamo strepitose ciaspolate con la guida Le 50 ciaspolate più belle d’Abruzzo

itinerari ciaspolate Abruzzo

Escursioni d’autunno: cosa fare in caso di pioggia e temporali

Escursionisticamente parlando, l’autunno è tra le stagioni più belle per andare in montagna. Le tonalità dei boschi raggiungono intensità di ineguagliabile fascino, e il cielo assume infinite sfumature di colore. Ma attenzione perché le nubi possono rappresentare un problema e farci affrontare un temporale in montagna. Come affrontare un’escursione autunnale? Ecco i nostri consigli.

Chi di noi va in montagna munito di un altimetro-barometro? Probabilmente in pochi. Eppure si tratta di un prezioso strumento che misura l’altitudine esatta in cui ci si trova e indica le variazioni della pressione atmosferica. Quando ci segnala un repentino abbassamento della pressione ci dobbiamo aspettare a breve una perturbazione.
Anche in autunno, gli agenti atmosferici che possono procurare insidie agli escursionisti sono la pioggia e il temporale. Impariamo dunque un corretto comportamento in caso di maltempo in montagna.

La pioggia

La pioggia innanzitutto ci inzuppa e ci infreddolisce se non si è muniti di abbigliamento caldo e impermeabile. Alcuni escursionisti utilizzano la mantellina in nylon, il “poncho”, che volendo ripara anche lo zaino. Questa soluzione però finisce per far sudare molto in quanto il nylon non è affatto traspirante. Sicuramente migliore (e anche costoso!) è l’abbigliamento in Goretex o in altre membrane impermeabili e traspiranti. Ad ogni modo, qualunque sia la qualità della nostra attrezzatura, è sempre bene avere un cambio da lasciare in macchina e utilizzare al ritorno o da portare nello zaino, in questo caso riposto all’interno di un sacchetto di plastica per evitare che si bagni.
Inoltre con la pioggia è elevato il rischio di scivolare, con conseguenze più o meno serie. Le argille e alcuni tipi di roccia, bagnandosi, possono farci slittare con facilità. Molto scivolose se bagnate sono anche le radici, su cui spesso ci imbattiamo camminando sui sentieri boschivi.

temporale in montagna

Il temporale in montagna

Per un violento temporale, oltre agli inconvenienti comuni con la pioggia su descritti, il pericolo più importante è rappresentato dai fulmini. I temporali si manifestano più frequentemente nel pomeriggio, per cui è preferibile iniziare l’escursione la mattina presto.
Il fulmine si imbatte sull’ostacolo più vicino, quindi più l’oggetto è alto, più è a rischio. Evitare quindi di restare in cresta a meno che non sia ancor più pericoloso scendere di quota a causa delle mutate condizioni meteorologiche. In tal caso è consigliabile di sedersi sullo zaino, poggiandovi anche i piedi per isolarsi dal terreno.
Assolutamente da evitare in caso di fulmini è stare nelle vicinanze di pareti rocciose, alberi, vie ferrate e oggetti metallici. Come guai a ripararsi nelle grotte o cavità per il pericolo di inondazioni improvvise che possono condurre il fulmine sino a voi.

In autunno come in qualsiasi stagione, la nostra più forte raccomandazione resta questa: prima di iniziare un’escursione, è fondamentale controllare le condizioni meteorologiche accuratamente in modo da evitare l’uscita se il meteo è del tutto sfavorevole, o di prepararsi al meglio ad eventuali insidie. Consigliamo di verificare su siti internet e fonti attendibili. Inoltre è importantissimo preparare con cura l’escursione per muoversi ne territorio senza difficoltà durante il percorso, consultando delle valide guide escursionistichemappe in scala 1:25.000.

Trovate altri approfondimenti su cosa fare in caso di nebbia e vento.

foto © Matteo Mazzali

Il 23 ottobre una giornata in compagnia di Stefano Ardito al Rifugio Forestale del Monte Artemisio

In programma per il 23 ottobre una piacevole giornata autunnale presso il Rifugio Forestale del Monte Artemisio – Velletri!

Il CAI Sezione di Velletri e l’associazione ATS Natura Matura ospitano presso il Rifugio Forestale del Monte Artemisio la presentazione della guida Sentieri nel Parco Sirente-Velino con l’autore Stefano Ardito. Il volume è dedicato agli straordinari sentieri dei due imponenti massicci che si alzano nel cuore delle montagne d’Abruzzo, e che si affacciano verso il Lazio con il Lago della Duchessa e le vette che lo circondano.

Il programma della giornata prevede l’appuntamento alle ore 9,30 presso il rifugio, per poi dare il via ad una escursione al Maschio D’Ariano. Al ritorno sosta al rifugio per la presentazione della guida e poi spostamento per un pranzo in compagnia presso il ristorante Il Ciliegio di Velletri.
La durata delle attività è di circa 6 ore, con un livello di difficoltà T; sono dunque invitati a partecipare anche i meno esperti e i più piccoli: il percorso sarà stimolante ma non arduo, perfetto per trascorrere una bella giornata a contatto con la natura. La quota di iscrizione (15 euro) e la prenotazione sono obbligatorie. Parte del ricavato verrà destinata alla riqualificazione dell’area del Rifugio Forestale del Monte Artemisio.

INFO PRATICHE
Difficoltà: T
Durata delle attività 6 ore circa
Costo di partecipazione € 15 con prenotazione obbligatoria
Ora e luogo dell’appuntamento ore 9,30 al Rifugio Forestale del Monte Artemisio
Abbigliamento comodo/scarpe da ginnastica
Accessibilità e fruibilità dell’iniziativa anche a bambini accompagnati
Referente Emiliano Cupellaro 347.4136591

Vi aspettiamo!